Giuseppe Salice, classe 1921, nato a Pordenone, chiamato alle armi il 4 aprile del ‘40 è ammesso al ritardo perché studente; in seguito a revoca viene mobilitato il 27/02/41 e assegnato al 133° Art. Corazzata Littorio al deposito di Mantova, dove il 15/06/41 viene nominato sergente. Il 03/09/41 viene inviato alla scuola allievi ufficiali di Lucca e ammesso alla specialità artiglieria da montagna. Il 15/02/42 venne collocato in congedo provvisorio quale fratello di militare caduto per la Patria. Con anzianità 16/03/42 viene nominato sottotenente di complemento e il 18 gennaio 1943, al deposito del 3° Reggimento Artiglieria Alpina, inizia a Gorizia il servizio di prima nomina. Dal 17/05/43 al 31/05/43 partecipa alle operazioni di guerra nel territorio della provincia di Gorizia con il gruppo "Udine" del 3° Art. Alpina Julia. L'8 settembre 1943 si trova in servizio al deposito con il compito di comandare una squadra di artiglieri per il mantenimento dell'ordine pubblico; tale incarico gli permette di girare liberamente per la città, lasciando i propri artiglieri in caserma, e di seguire, recandosi nei pressi del comando piazza di Gorizia, la tragedia degli ordini che non arrivano, mentre il caos aumentava di ora in ora. Vista l’assenza assoluta di ogni direttiva e il dilagare dei tedeschi, che nel frattempo avevano già catturato diversi artiglieri del reggimento di stanza a Caporetto, rientra in caserma e in camerata dà agli artiglieri il rompete le righe, permettendo loro di evitare la cattura. Il 15 settembre sale in montagna in alta Val Cimoliana, da dove nel maggio del '44 deve fuggire e nascondersi a Venezia, perché braccato dai fascisti. I primi di settembre del '44, in occasione di una puntata a Portobuffolè per salutare i genitori e dove riceve un biglietto di Maso che lo invita a recarsi in Piancavallo, una pattuglia, armata di mitra, comandata dal maggiore Schieben della Lufwaffe (comandante la piazza di Pordenone) e composta dal capitano Foch (comandante delle SS di Pordenone) e tre marescialli, viene catturato. Dopo tre mesi di prigione tra Pordenone e Udine, a metà dicembre del '44 viene inviato a Dachau, dove non vi entra, per sua fortuna, perché il personale di guardia si rifiuta di far entrare il gruppo di prigionieri per "mancanza di spazio". Viene così inviato in campo di lavoro il 15 aprile del '45, da dove, visto il crollo imminente, riesce a fuggire e arriva a Pordenone il 28 aprile '45 alle ore 10.30, circa due ore prima della ritirata dei tedeschi. Salvata così la pelle, il 15 novembre 1947 consegue la laurea in giurisprudenza e il 22 agosto 1952, avendo vinto il concorso viene nominato notaio, professione che esercita fino al 30 giugno 1996, quando viene posto in quiescenza per raggiunti limiti di età.


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