Volgo Giannessi, classe 1924, nel 1950 contrasse matrimonio con Lucia Volpe con la quale ebbe 5 figli, tutti oggi felicemente sposati. Nel luglio del 1943 partì per il servizio militare con destinazione 1° Reggimento Alpino battaglione “Pieve di Teco” a Pamparato, Cuneo. Mentre il nostro socio frequentava il corso di roccia ai piede del monte Sassolungo a Santa Caterina in Valgardena, fu informato dai mulattieri della firma dell’armistizio da parte dell’Italia. Volgo con l’amico Tancredi (genovese) propose al comandante di rifugiarsi tutti a Cave del Predil, suo paese di residenza, dove di miniere per nascondersi ce ne erano abbastanza, dato che, a loro parere, dei tedeschi non ci si poteva fidare. Mentre stavano prendendo questa decisione, arrivò il colonnello Bernardis il quale li fece tornare indietro rassicurandoli che i tedeschi li avrebbero mandati a casa; invece, purtroppo per tutti loro, l’intero reparto fu fatto prigioniero è trasportato in treno prima a Bressanone, poi ad Amburgo, successivamente, dopo quattro giorni di viaggio, a Visenfeld-Glinde ed infine a Bergedorf. Qui Volgo lavorò in una fabbrica di “colli d’oca” per motori di aereo, dove fece amicizia con la signora belga addetta al controllo della merce prodotta, in quanto il nostro socio conosceva bene il francese. Un sabato gli capitò di rovinare un pezzo sul quale stava lavorando ed il capo tedesco gli ordinò di restare in fabbrica finché non l’avesse rifatto, anche se avesse dovuto lavorare oltre l’orario di lavoro. Di sabato il lavoro terminava alle 15 e Volgo non aveva per niente intenzione di obbedire al castigo datogli e così, giunta l’ora di fine lavoro, si mise in fila con gli altri. Il capo tedesco accortosi di ciò lo fece uscire dalla fila ed a spintoni cercò di rimandarlo al lavoro, Volgo allora reagì assestandogli un bel pugno; ma per sua sfortuna, un altro capo, che si trovava alle sue spalle, lo colpì in testa con una tavola facendolo cadere svenuto; riprese conoscenza solo dopo tre ore. Il nostro coraggioso alpino, però così facendo, la ebbe vinta: il pezzo per quella sera non lo rifece! Dopo questo episodio, inoltre, il capo che assaggiò il pugno di Volgo fece amicizia con lui e, venuto a sapere che nel frattempo il nostro alpino aveva imparato il tedesco lo incaricò di fare da interprete. Nel luglio del 1945, infine, rientrò definitivamente a casa, in Italia. Il nostro caro socio Volgo è andato avanti il 14 febbraio 2009.


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