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Elia Civran, classe 1912, si sposò con la signora Ermenegilda Corazza il 6 luglio 1940, da cui ebbe due figlie meravigliose, oggi felicemente sposate. Elia partì per il servizio di leva nel 1932 e venne destinato all’ 8° Alpini Btg. Tolmezzo Div. Mia; inizialmente rimase a Tolmezzo, poi si fermò per sei mesi a Forni Avoltri e infine ritornò ancora a Tolmezzo sino al congedo del settembre 1933. Fu richiamato il 31 marzo 1939, prima a Gemona poi a Tarvisio, sempre nell'8° Alpini Btg. Tolmezzo, in attesa di partire per la campagna d'Albania. Quando l’ordine arrivò, partirono da Tarvisio e arrivati a Bari si imbarcarono sulla funesta Galilea; giunsero a Durazzo e marciarono per Scutari e per Puka, facendo anche servizi di perlustrazione. Il nostro Elia aveva inoltre un compito "logistico" importante, ossia portare viveri e munizioni nei vari raggruppamenti alpini, nelle città di Kukes, Trapoja e Fiera; dopo questo periodo rientrò a casa il 2 settembre 1939. Nel maggio 1940 venne richiamato nel suo reggimento al Btg. Tolmezzo per la Campagna di Grecia; nel mese di luglio chiese al suo Comandante una licenza per sposarsi.

Rientrò poi al reparto ma poco dopo si ammalò e venne così ricoverato all'ospedale da campo a S. Pietro al Natisone, fino al 25 settembre 1940; ancora convalescente fu rimandato a casa per trenta giorni, per poi rientrare nei reparti alpini. Partì, quindi, per la Grecia il 3 aprile 1941 imbarcandosi a Brindisi e arrivando a Valona; passò il Golico (di cruenta e luminosa memoria ) e partecipò a numerosi combattimenti nei quali morirono molti suoi commilitoni; il sacrificio e la perdita di vite umane fu davvero molto grave. Dopo l'intervento tedesco, il nostro Elia, poté proseguire per Giannina e per Atene; ritornò poi nella sede di Pregna con il suo battaglione. Ebbe una breve licenza prima di partire per la Campagna di Russia, e al suo rientro, nei primi giorni di agosto del 1942, partì nuovamente, questa volta dalla stazione di Udine, con un treno merci (tradotta); attraversò Innsbruk, passò per Varsavia e Nowopostiajewka, impiegando circa un mese di viaggio, poi, a piedi, si recò sul Don dove partecipò a numerosi combattimenti. Nel gennaio 1943 cadde prigioniero dei russi e la sua esistenza diventò un'odissea tra la Siberia, l'Asia centrale e la Mongolia; fu però fortunato perché, rispetto agli altri alpini prigionieri, rientrò nel novembre del 1945. La sua condizione fisica era provata così venne ricoverato all'ospedale militare di Udine e subì svariate terapie e cure di diverso genere. Nel 1962 ricevette dal Ministero della Difesa il riconoscimento delle Campagne effettuate e la Croce al merito. Il caro Elia negli ultimi anni divenne purtroppo cieco, ma seguito con affetto e cura dalla moglie Ermenegilda e amato dai suoi quattro nipoti. La vita dell’alpino Elia, che ha abbracciato l’arco di un secolo (ci ha lasciati l’11 settembre 2002), è stata testimone di cambiamenti storici e sociali e noi alpini di Pordenone Centro siamo ben felici di averlo accolto con grande stima e considerazione nel nostro Gruppo.