Mario Candotti
nato ad Ampezzo in Carnia nel 1915, dopo gli studi classici e qualche anno di
università, nell'agosto del 1939 viene chiamato a Lucca per frequentare il
corso allievi ufficiali di complemento di artiglieria. Incominciano così le
prime salde amicizie con personaggi che condivideranno con lui i lunghi anni
di guerra in Albania, Grecia e Russia. E' infatti assegnato inizialmente alla
15ª Batteria del Gruppo Conegliano in Albania per poi passare alla 13° in
Russia, dove conobbe bene il medico Giulio Bedeschi;
qui prima della ritirata, assieme al nostro Ivo Emmet,
forma una sezione controcarro. L'8 settembre è a Nimis
con la Batteria in transito verso Montespino di
Gorizia per essere impiegato contro i partigiani di Tito e apprende dalla
gente la notizia dell’armistizio. Nei giorni successivi continua la ridda di
notizie, sconvolto dal comportamento della popolazione, ma ancor di più dal tradimento
dei comandi militari e dalla assenza assoluta di ordini, alle ore 21 dell'11
settembre sente sparare il cannone verso Udine e poco dopo il comandante del
Battaglione Tolmezzo gli conferma l'ordine di sgombero. Molti sono già
partiti portandosi dietro solo l'arma individuale. Lui rimane con altri tre
ufficiali e qualche artigliere ancora per due giorni in attesa di
disposizioni che non arrivano e il 13 settembre si decide a mettersi in
borghese e in bicicletta arriverà alla sua Ampezzo. Dirà poi
Candotti nelle sue memorie: "Così è finita
ignominiosamente la carriera militare!" Dopo lo sfacelo, nei mesi
successivi giungono le pressioni soprattutto da parte tedesca, di arruolarsi
nei reparti repubblichini, andare a lavorare con la Todt, o essere internato
in Germania, a meno che....... Accetterà di fare il comandante della
Landwache (comando territoriale), perché gli permetterà
di controllare meglio i movimenti dei Tedeschi e curare i contatti con i
giovani, che nel frattempo stavano preparando ricoveri in montagna per
organizzare la resistenza, di cui, poco dopo lui stesso farà parte come
comandante di una formazione prima e istruttore militare a Tramonti di Sopra.
La Carnia verrà completamente liberata ai primi di maggio del 1945 e
Candotti lascerà definitivamente le formazioni partigiane
il 20 giugno 1945 dopo aver passato 15 giorni al Comando Unificato Partigiano
a Udine dove la vita e l'attività non gli piacquero. Riprenderà gli studi
universitari interrotti prima della guerra, si laureerà in lettere e
filosofia iniziando nel frattempo l'insegnamento nella scuola elementare di
Paularo, sarà poi per 8 anni Direttore Didattico a Sacile
e quindi, fino alla pensione, Ispettore Scolastico con sede a Spilimbergo e
giurisdizione sulla parte orientale della Provincia, dalle valli di montagna
fino a Cordovado. A Sacile è stato per alcuni anni
Capogruppo e quando si è trasferito a Pordenone ha conosciuto molti altri
alpini ex-combattenti e per diversi anni è stato consigliere sezionale e
Vicepresidente. A seguito delle dimissioni per ragioni di salute del dott.
Guido Scaramuzza, Mario Candotti
è stato eletto presidente nel febbraio 1973. L'incarico gli verrà rinnovato
anche nelle elezioni successive fino alla sua prematura scomparsa nel maggio
1985 a seguito di incidente stradale. Sotto la sua presidenza la Sezione ha
intrapreso strade nuove sviluppando una attività associativa sempre ben
supportato da consiglieri anziani e giovani che hanno saputo e potuto ben
inserirsi nella nuova compagine. Del resto non poteva che essere così.
Candotti era un uomo affabile, di grande esperienza di
vita, ottimo conoscitore di uomini, uomo di scuola e di cultura che aveva
vissuto a contatto con i ragazzi e i giovani di cui sapeva valorizzare le
potenzialità. Ha sempre saputo mantenere i contatti quotidiani con i suoi
artiglieri del Gruppo Conegliano che per la maggior parte erano della nostra
zona. L'esperienza del terremoto in Friuli, della ricostruzione, degli
interventi degli alpini a favore di Associazioni, Istituzioni e privati
cittadini, sono stati tutti elementi che hanno fatto crescere la nostra
Sezione sotto la sua presidenza. La sua ricorrente espressione: “Tigninsi dûr”. era un saluto ma
anche un monito a stare uniti, a pensare sempre in positivo, a fare il
proprio dovere in ogni circostanza e a impegnarsi per gli altri, era una
amichevole sollecitazione a non mollare mai. Mario Candotti
è stato un uomo di grande cultura, di un carisma che coinvolgeva: è stato il
grande Presidente di tutti gli alpini della Sezione di Pordenone.